Che il melanoma maligno della cute sia in forte aumento in tutto il mondo occidentale è ormai un dato certo e consolidato, confermato da tutte le osservazioni epidemiologiche svolte negli ultimi anni. E' cresciuta sostanzialmente la morbilità da melanoma (vale a dire il numero di diagnosi di nuovi casi/anno) mentre la mortalità è rimasta invariata in alcune statistiche, calata in altre. In altre parole, oggi ci si ammala di più ma si muore di meno per melanoma. Perché?
L'impennata delle diagnosi cliniche è sicuramente dovuta a ragioni contingenti legate soprattutto al fatto che la gente, anche il contadino meno istruito, quando si scopre qualcosa di anomalo sulla propria cute va a farsi visitare dal medico evitando di incorrere nelle superficiali trascuranze di un tempo. Ma le diagnosi aumentano in modo assoluto perché l'esposizione solare imprudente e scriteriata degli ultimi decenni sta presentando il conto. Infatti esiste una vera e propria memoria del danno cutaneo da foto-invecchiamento, con sommazione nel tempo di tutti i cataboliti e radicali tossici indotti dai raggi ultravioletti sulle cellule del nostro corpo, fino alla comparsa del danno irreparabile e conclamato. Il meccanismo, alquanto articolato e complesso, del danno cellulare è stato da me sintetizzato nel post intitolato "storia naturale dei tumori" al quale invio per un eventuale approfondimento. Fino alla metà degli anni 90 non esisteva di fatto la cultura della protezione solare. In modo particolare le donne usavano addirittura fabbricarsi in casa i loro superabbronzanti (tanning intensificators) nell'assurda gara di riuscire ad avere il colore della pelle più scuro di quello dell'amica del cuore o della vicina di casa nel più breve tempo possibile. E così giù a comprare gli estratti oleosi più gettonati, a base di oli di mandorle, bergamotto, carote e chi più ne ha più ne metta!. Dal 1995-96 in poi, quando i giornali e la televisione cominciarono ad essere sempre più martellanti sugli appena scoperti buchi di ozono e sull'incremento dei rischi da radiazione solare, e quando noi stessi "addetti ai lavori" cominciammo a denunciare il preoccupante incremento di casi di tumori della pelle, la gente iniziò timidamente e a piccoli passi ad acquisire la coscienza del danno da foto-invecchiamento e ad acquistare di conseguenza le prime creme per la protezione solare. Ma molto timidamente, ripeto: protezione 3 e protezione 6 erano il limite oltre il quale generalmente non si aveva intenzione di andare. Quella che aveva osato acquistare una crema con fattore di protezione 9 o 10 si sentiva subito colpevolizzata dall'amica di turno: "protezione 10, e quando ti abbronzerai? Hai perso un'estate di tempo!" Soltanto dopo il 2000, cioè praticamente da ieri mattina, sono diventate significative le vendite di creme solari con fattore di protezione fra 20 e 50, che sono spesso le più indicate soprattutto all'inizio di stagione e sulle pelli più giovani. Tutto ciò ha contribuito a creare le condizioni per cui è legittimo aspettarsi un trend di incidenza dei tumori della cute ancora in crescita almeno per i prossimi 10 anni, dopo di che finalmente potremo raccogliere i frutti della maturata coscienza foto-protettiva.Ma perché allora, nonostante tutto ciò, si muore meno di melanoma? La risposta sta non tanto nelle più affinate armi terapeutiche (che anzi a mio avviso sono cambiate poco negli ultimi decenni) quanto piuttosto nella assai migliorata capacità diagnostica dei medici, grazie anche a strumentazioni sempre più sensibili e sofisticate, e nel più precoce ed anticipato tempo della prima diagnosi rispetto al passato. La precocità diagnostica è sicuramente un fattore cardinale nel successo contro tutti i tumori, compreso ovviamente il melanoma cutaneo. Pertanto è la tempestività diagnostica, legata ad appropriate misure di prevenzione, l'arma vincente che ci permetta di avere prevalenti diagnosi di melanomi in situ e di melanomi sottili, a discapito di melanomi di spessore superiore a 0,75 mm, soglia al di la della quale sicuramente le strategie terapeutiche e l'aspettativa di vita cambiano radicalmente.
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